Come tutti quelli che hanno fatto la storia ( in questo caso la storia della Rete), gli è servito un po’ di tempo per metabolizzare il ritiro, ma adesso Internet Explorer è davvero pronto alla pensione. L’annuncio di Microsoft è arrivato ed è definitivo, 15 giugno 2022.
A scanso di equivoci, l’azienda ha messo in campo già il sostituto, Microsoft Edge: “Il futuro di Internet Explorer su Windows 10 sarà in Microsoft Edge”, si intitola il post ufficiale che conferma la decisione.
Il problema è che sono ormai almeno 5 anni che la società cerca di disincentivare l’utilizzo del browser. Nato nel 1995, dall’arrivo di Microsoft Edge, nel 2015, il vecchio compare è stato definito una “soluzione di compatibilità”, più che browser.
Ma le transizioni non sono mai semplici, e servono opportuni distinguo. Da un lato ci sono i consumatori e dall’altro le aziende, che faticano a migrare le tante app, siti e servizi basati su Explorer. Si tratta appunto di sistemi legacy (versioni datate rispetto a quelle correnti). “Abbiamo riscontrato che le aziende hanno in media 1678 app legacy”, si legge nel post. In questi casi, quindi in contesti aziendali e di organizzazioni, passando a Microsoft Edge sarà garantita la “modalità Internet Explorer” ben oltre la data di scadenza del 2022 (la promessa è “almeno sino al 2029”).
Ma anche per tutti gli altri i passaggi sono stati (e continueranno a essere) graduali. Già dal 17 agosto di quest’anno i servizi Web legati a Microsoft 365 non prevedono più la compatibilità con Explorer.
Nel 2019, l’operazione di “sensibilizzazione” di Microsoft passò per il capo della cyber sicurezza, che già allora illustrò i pericoli del longevo browser esponendo i rischi che avrebbe comportato continuare a usarlo come “predefinito” per la navigazione.